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C’entro a Santarcangelo

Da secoli l’uomo, con occhi affascinati, guarda in su cercando risposte alle grandi domande nell’interpretazione del cielo e le stelle. È ammirando una realtà così distante dalle piccole vicende umane che Einstein intuisce la teoria della relatività: due stelle, due puntini lassù, per incontrarsi devono trovarsi nello stesso istante, nello stesso posto.
Non è forse questa un’evidenza che sperimentiamo ogni giorno? Per essere certa di partecipare ad un’importante riunione alle 8.00 a Milano, chiederò informazioni sulla posizione esatta e, per sicurezza, imposterò un promemoria qualche ora prima. Sarebbe un bel guaio se impostassi male l’indirizzo sul navigatore o se arrivassi in ritardo!

Anche gli incontri con Dio hanno uno spazio e un tempo dedicati, che, nel loro essere così profondamente umani, vengono consacrati dall’accoglienza della sua presenza. È su questo tema che si innestano le tre tappe di un cammino, tutto al femminile, che si svolge tra Santarcangelo, Cesena e La Verna, ospiti delle Suore della Sacra Famiglia (spazio per l’appunto) durante tre weekend tra gennaio e aprile (tempo).
Il primo appuntamento ha preso avvio da una riflessione sul nostro modo di relazionarci con lo spazio esterno. Possiamo sostare in un dato luogo o attraversarlo, abitarlo, evitarlo, rifugiarci, esserci trattenuti, stare in pace o trovarci scomodi. Sia che percepiamo lo spazio come cornice del nostro agire, sia che gli riconosciamo un ruolo di protagonista, certo è che ci condiziona e ci identifica come uomini.

Lo stesso Gesù si fa chiamare il Nazareno ad indicare che ha messo davvero radici sulla terra, che, nel suo essere “di ciccia”, ha affidato ad un preciso luogo il tempo della sua crescita fisica e spirituale. L’abbiamo seguito, leggendo il Vangelo di Marco, per le strade della Palestina dove, tra il trambusto della folla, compiva miracoli. E poi ci siamo intrufolate con lui nell’intimo delle case di amici, dove a pochi rivelava il senso di ciò che avevano/avrebbero visto e vissuto fuori. Abbiamo conosciuto un Gesù che sta al nostro fianco e rende la strada condivisa un cammino di vita costellandola di domande “Chi sono io?”, “Perché mi segui?” “Mi ami?” e che non ci abbandona anche nei passaggi più bui, come sulla barca in mezzo al mare “Sono qui, non temere”.

Ci siamo infine soffermate sul nostro io interiore, cercando di raffigurarlo come una casa, capace di accogliere e custodire la presenza di Dio. Etty Hillesum nell’orrore dei campi di concentramento scrive “L’unica cosa che possiamo salvare in questi tempi e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio”. Ecco allora che, tra tanta confusione, ferite e chiusure ci impegniamo a fare spazio a Dio, a liberarci delle etichette che utilizziamo per definirci e a mettere in discussione le certezze che difendiamo. Ci prepariamo a farci sorprendere un po’ più nudi, un po’ più veri dal nostro Dio, che con tanta delicatezza viene ad incontrarci. Vogliamo davvero fare “Centro” e sentire che sì, io “C’entro”, individuando e rimettendo al proprio posto le poche cose che contano!
Buon cammino di preparazione alla Pasqua